Le metamorfosi by Lucio Apuleio

Le metamorfosi by Lucio Apuleio

autore:Lucio Apuleio
La lingua: ita
Format: epub
editore: UTET
pubblicato: 2017-06-26T16:00:00+00:00


LIBRO V

[1] Psiche si trovò adagiata su un praticello di morbida erbetta e pian piano, su quel letto di fresca verzura, sentì allentarsi la grande ambascia del cuore e, rasserenata, si assopì soavemente. Dormì un placido sonno che bastò a ridarle le forze. Si levò, allora, rianimata, e vide un bosco fitto di alberi alti, fronzuti; e là presso, una fontana da cui spicciava un’acqua lucente come cristallo1. Nel bel mezzo del bosco, non lungi dal punto ove zampillava la cascatella, s’ergeva una reggia, tale che non la mano di un uomo, ma l’arte di un dio aveva potuto costruirla a quel modo.

Bastava solo che ti fossi spinto sulla soglia per essere certo d’essere dinanzi alla splendida, deliziosa dimora di un dio. Ché i soffitti2 erano di legno di tuia e di avorio, intagliati con l’arte più fina e sostenuti da colonne d’oro3; le pareti, poi, eran tutto un cesello d’argento, con figurazioni di belve e d’animali nell’attitudine di balzare incontro a coloro che entravano4. Certo un maraviglioso uomo, o un semidio forse, o un dio piuttosto, aveva effigiato nell’argento quelle bestie, col magistero d’un’arte sublime. Ma anche i pavimenti, fatti di fine prezioso mosaico, eran tutto uno svariare di pitture d’ogni genere. Beato, sì, due volte, cento volte beato colui, cui fosse concesso di camminare su quelle gemme e su quei gioielli!

Il resto del palazzo, in lungo, in largo, in tutta la sua estensione, era d’un pregio inestimabile: le pareti erano d’oro massiccio e mandavano certi barbagli che, senza bisogno del beneplacito del sole, là era sempre giorno: e tutto uno sfolgorìo di luce erano le stanze, le logge, financo i bagni5. Alla mestosità dell’edificio era intonato lo splendore delle suppellettili; talché si poteva ben credere che quel palazzo era stato di proposito costruito al sommo Giove per ricevervi le creature mortali.

[2] Allettata dall’amenità di un tal posto, Psiche si avanzò e, facendosi un po’ di coraggio, osò varcare la soglia del palazzo. Poi, a poco a poco, si lasciò trasportare dall’incanto di quello stupendo spettacolo e prese ad osservare, attonita, ogni particolare. Notò allora, dall’altra parte dell’edificio, dei magazzini costruiti con una sontuosa architettura e zeppi fino al tetto di tesori a mai finire. Quanto di prezioso c’è al mondo era là. C’era da allibire dinanzi a quella profusione di ricchezza; ma la cosa più bizzarra era che tutto quel ben di dio stava là, senza custodi, senza catene, senza catenacci.

Mentre essa si dilettava un mondo ad osservare quelle maraviglie sentì una voce, che senza lasciar capire da qual corpo uscisse, le diceva:

«Perché startene così attonita, o padroncina, dinanzi a tante ricchezze? È tutto tuo quello che vedi. Ma tu sei tanto stanca: entra dunque in una di queste camere e riposati. A tuo comodo, potrai ordinare il bagno. Noi che tu senti parlare, siamo le tue ancelle. Non hai che da comandarci. Ma ora pensa a farti bella e alla fine ti sarà apparecchiato un pranzo regale».

[3] Capì Psiche che quelle delizie le venivano offerte da un



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.